Data: 02/04/2010
Oggetto: Riunione della speciale commissione sulle carceri: ascoltata la direttrice dell’ufficio esecuzioni penali esterne
  Presieduta dal consigliere Carmelo Spataro, si è riunita, questa mattina, la speciale commissione sulle carceri. E’ stata ascoltata la dottoressa Michela Denaro, direttrice dell’ufficio esecuzioni penali esterne. All’incontro con la dott. Denaro hanno preso parte il presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico, e i consiglieri Liddo Schiavo, Nino Butera e Niki Paci. Alcuni elementi essenziali emersi nel corso dell’audizione della dott. Denaro. Problema vivibilità delle carceri. Si tratta, in realtà, di un fenomeno che ha caratteristiche nazionali in quanto oggi, a fronte di una popolazione carceraria che non dovrebbe superare le quarantatremila unità, la popolazione dei detenuti sfiora le sessantasettemila unità. In pratica le strutture carcerarie, con ovvie conseguenze, sono costrette ad ospitare un terzo in più di detenuti. Si è a lungo parlato, durante l’incontro, delle cosiddette misure alternative che sono: la semi libertà, l’affidamento ai servizi sociali, la detenzione domiciliare e la libertà vigilata. La popolazione carceraria nella provincia di Siracusa è di circa 1.300 persone, circa mille in regime di pena definitiva. Un elemento di criticità è costituito dal numero insufficiente di operatori che l’ufficio esecuzioni penali ha a disposizione per portare avanti i propri compiti di trattamento del detenuto giudicato definitivamente. L’ufficio dovrebbe avere 17 operatori – da servire anche le due case circondariali nel ragusano – e invece complessivamente ne ha soltanto otto, più due capi area e una direttrice. Compito degli operatori dell’ufficio esecuzioni penali esterne è quello di osservare il detenuto e di presentare una relazione. Ora l’esiguo numero di operatori fa sì che ciascuno di essi abbia un carico di lavoro di cento casi da analizzare. E i tempi sono naturalmente ristrettissimi, perché per le persone detenute il tempo massimo è un anno, mentre per quelle che sono fuori è di tre mesi. L’aspetto più significativo che è stato sottolineato nella riunione di questa mattina, riguarda il lavoro. Opinione diffusa per ottenere risultati positivi nell’ambito della rieducazione del detenuto, è che occorra trovare le soluzioni per farlo lavorare. E naturalmente particolare risalto è stato dato anche all’azione preventiva. “L’incontro di questa mattina – ha dichiarato il presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico - ha permesso di mettere in luce il ruolo fondamentale che l’Uepe (Ufficio esecuzioni penali esterne) svolge e potrebbe svolgere ancora di più all’interno del sistema carcerario italiano. Nell’ambito della più generale carenza di organico che caratterizza il sistema e che rende oltremodo difficile il trattamento individualizzato, i ridotti numeri che caratterizzano anche l’Uepe diminuiscono l’efficacia dell’azione di recupero del detenuto che la nostra società potrebbe svolgere e che spesso vede l’Uepe protagonista in positivo nell’osservare il comportamento dei detenuti e gestire casi di affidamento a misure alternative”.
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