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La speciale commissione sulle carceri, presieduta dal consigliere Carmelo Spataro, nell’ambito della raccolta di informazioni che ha come obiettivo finale quello di garantire una migliore vivibilità dei detenuti all’interno delle strutture penitenziarie, ha incontrato, questa mattina, il dott. Roberto Cafiso, noto terapeuta, direttore del dipartimento dipendenze patologiche, che ha spiegato, alla commissione, come vengono trattati quei detenuti tossicodipendenti.
“Innanzitutto – ha esordito il presidente della commissione, Carmelo Spataro – voglio comunicare che ho fissato altri due momenti dedicati alla conoscenza del mondo carcerario. Giorno 30 marzo, infatti, incontreremo i rappresentanti dei tre dipartimenti di salute mentale (Siracusa, Augusta e Noto), e il giorno successivo incontreremo i rappresentanti dell’ufficio esecuzioni penali esterne. Noi, attraverso questi contatti, intendiamo prendere consapevolezza delle criticità e verificare in un secondo momento quali iniziative può assumere il Consiglio provinciale che tratterà la questione in una seduta informale”.
“Intanto – ha esordito il dott. Cafiso – complimenti per l’iniziativa che avete preso. Per quanto riguarda le dipendenze patologiche, assistiamo un gruppo di detenuti (solo su Siracusa) che varia da 15 a 40 e naturalmente forniamo loro un’assistenza diretta. “Va detto – ha proseguito il dott. Cafiso – che in qualche circostanza alcuni detenuti, per vari motivi, si rifiutano di assumere il farmaco e questo diventa un vero e proprio problema”. E va detto che tra i detenuti – come è emerso nel corso della riunione - ve ne sono alcuni che hanno dipendenza dall’alcol.
A proposito della compatibilità del detenuto con la struttura carceraria, è stato puntualizzato che, in ogni caso, al di là delle perizie che vengono presentate, l’ultima decisione spetta sempre al giudice di sorveglianza che può emettere un provvedimento che va nella direzione opposta della perizia.
“Credo – ha aggiunto il dott. Cafiso – che occorrerebbe creare, all’interno del carcere, veri e propri reparti dove possano trovare ospitalità i tossicodipendenti, in maniera tale che possano essere gestiti con criteri simili a quelli usati all’interno delle comunità terapeutiche. In questo caso il carcere può avere un senso. Non bisogna dimenticare che il tossicodipendente è un ammalato”.
Carmelo Spataro si è anche soffermato sul concetto di pena educativa e la riflessione che ne è venuta fuori è che in questo caso servirebbe un trattamento individuale nei confronti del detenuto.
Il consigliere Nino Iacono ha posto il problema del sovraffollamento sostenendo che occorre andare alla ricerca delle responsabilità. Gino Gionfriddo ha sostenuto l’esigenza di una riforma penitenziaria per dare la giusta dignità a queste persone. Francesco Saggio ha sottoposto all’attenzione dei presenti una problematica importante: il futuro dei detenuti. “Dobbiamo fare qualcosa, perché il concetto del dopo è caro anche a loro”.
Ultima annotazione quella del dott. Cafiso: “Dovrebbero essere istituiti corsi formativi per la polizia penitenziaria, perché questi agenti hanno un ruolo importantissimo”.
Alla riunione, come componente della commissione, ha partecipato anche il presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico, che ha dichiarato: “Il lavoro condotto dall’Asp (azienda sanitaria provinciale) dal punto di vista del rapporto con i carcerati tossicodipendenti, rappresenta ancora una ulteriore cartina di tornasole della forbice esistente tra detenzione e trattamento e della difficoltà di passare dal semplice contenimento del detenuto al vero e proprio trattamento e recupero in vista del suo reinserimento nella società”.
Alla riunione hanno partecipato i consiglieri Liddo Schiavo, Nino Iacono, Gino Saitta, Corrado Calvo, Niki Paci, Francesco Saggio, Gino Gionfriddo, oltre al presidente Carmelo Spataro e al presidente del Consiglio, Michele Mangiafico.
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