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Dare per scontata la democrazia come se si trattasse di una conquista irreversibile non renderebbe giustizia alla storia, anche non molto lontana, del nostro paese. La democrazia è piuttosto un processo, rispetto al quale tutti noi siamo chiamati ad agire affinché non assuma i connotati di una lenta, ma progressiva involuzione. Sotto questo aspetto, appaiono preoccupanti i segnali che giungono da alcuni provvedimenti del governo nazionale, che restringono il recinto della libertà dei cittadini, affievolendo il loro rapporto con le istituzioni del paese. Questa volta, a suscitare perplessità è il provvedimento della finanziaria con cui diminuisce il numero dei consiglieri negli organi elettivi degli enti locali. La motivazione di questa scelta è legata, da parte del governo nazionale, al risparmio della spesa pubblica e ad una maldestra idea dei concetti di semplificazione e modernizzazione del paese. In realtà, se realmente il governo avesse voluto agire sulla spesa pubblica, semplificando il sistema istituzionale, avrebbe avuto a disposizione i migliaia di enti di secondo livello che sono stati creati in tutto il paese in questi anni privando gli enti locali delle loro competenze e senza che a dirigerli siano rappresentanti eletti dal popolo (consorzi, agenzie, riserve, gruppi di azione, ambiti territoriali etc.). Il risparmio sarebbe stato molto maggiore e i cittadini avrebbero potuto rivalersi delle eventuali inefficienze di questi enti direttamente sui rappresentanti che essi stessi eleggono. Invece, la volontà vera del governo nazionale appare quella di indebolire il rapporto tra i cittadini e le istituzioni locali che li governano, riducendo la rappresentanza e diminuendo la partecipazione popolare. Si tratta di una mistificazione dell’idea di modernizzazione che tenta di spacciare per una società moderna una società in cui l’obiettivo non sia più quello di avvicinare i cittadini ai palazzi del potere. Questo modo di pensare ha già partorito in tempi recenti gli strumenti delle liste bloccate, dell’abolizione delle preferenze e delle soglie di sbarramento, che tutto sono tranne che sinonimi di libertà di espressione e di maggiore democrazia. L’augurio, a chiusura di questa tre giorni congressuale che ha portato al rinnovo delle cariche dell’Unione delle Province, è che queste associazioni di enti locali, Upi e Anci, possano svolgere nei prossimi mesi un’azione forte per invertire la tendenza a restringere il recinto della democrazia che questi provvedimenti hanno chiaramente manifestato.
Michele Mangiafico
Presidente del Consiglio provinciale
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