| |
Quando si riduce lo spazio dell’informazione ne risentono i più deboli tra i cittadini, quelli più lontani dai processi decisionali, coloro che beneficiano quotidianamente del fatto che il controllo nei confronti di chi governa impone a chi governa di essere equo nei confronti di tutti e di non assecondare il privilegio. Parlare di mancanza di democrazia nel nostro paese è eccessivo, perché sappiamo quanto sia orrendo il concetto opposto, perché abbiamo conosciuto nel nostro paese la dittatura, il regime, la totale mancanza delle libertà civili. Ma, proprio per questo motivo, non è falso dire che si stanno assottigliando i confini dello spazio riservato alla democrazia, alla libera espressione delle proprie opinioni, alla possibilità da parte di tutti di incidere sulle decisioni, all’opportunità di ridurre la distanza tra i più poveri e i più ricchi, alla critica pubblica e popolare delle scelte di chi governa. Non è un caso, per fare anche solo un esempio, che quest’anno l’istituto di ricerca internazionale “Freedom house”, in riferimento all’annuale studio sulla libertà di stampa nel mondo, ha declassato l’Italia a paese “parzialmente libero” anziché “libero”, unico caso in Europa occidentale insieme alla Turchia. Politica e giornalismo sono due facce della stessa medaglia. La selezione delle classi dirigenti ha subito in questi anni, attraverso norme elettorali che hanno spostato la sfera delle decisioni dai cittadini alle lobby di partito, una riduzione della spinta democratica: oligarchie organizzate esercitano il loro potere trovando sempre meno ostacoli nella popolazione che sovrastano. Nuove norme sulle intercettazioni e la possibilità di pubblicare gli atti processuali hanno ridotto, anche sul piano della libertà di stampa, i confini dell’area del diritto e del dovere del cronista. Ma la questione della libertà d’informazione è questione di tutti i giorni e di tutti gli ambiti locali del nostro paese, tutte le volte che l’oligarchia che governa cade nella facile tentazione di criticare i giornalisti quando non sono ossequiosi o salottieri, tutte le volte che il “redazionale” o l’inserzione pubblicitaria diventano oggetto di contrattazione sul piano dei rapporti tra chi governa e chi informa, limitando la pluralità e l’obiettività dell’informazione. Per queste ragioni, ritengo doveroso esprimere la mia solidarietà alla mobilitazione in difesa della libertà d’informazione sulla base della piattaforma nazionale promossa a Roma dalla Federazione nazionale della stampa italiana, che avverrà a Siracusa il prossimo 3 ottobre.
Michele Mangiafico
Presidente del Consiglio provinciale
|