Data: 21/09/2009
Oggetto: UNIVERSITA’. BONO SOTTOLINEA LE RAGIONI A SOSTEGNO DELLL’IPOTESI DI ACCORDO CON L’ATENEO CATANESE.
  In merito alle critiche ed osservazioni sulla ipotesi di accordo sulla nuova offerta formativa dei corsi universitaria a Siracusa avanzate da esponenti del Partito Democratico, ed in sede di conferenza dei capigruppo in Consiglio Provinciale, il presidente della provincia di Siracusa On Nicola Bono ha dichiarato: “Sbaglia chi ritiene che le ipotesi di accordo definite dalla Provincia regionale e dal Comune di Siracusa con l’ateneo di Catania , siano di svendita dell’ università a Siracusa, poichè, al contrario,costituiscono un oggettivo miglioramento rispetto al passato sia in termini di qualificazione dell’offerta formativa che di spesa sostenibile , non solo per l’oggi , ma anche in una prospettiva decennale. Insieme al sindaco, abbiamo condotto una lunga, ed in alcuni momenti estremamente dura trattativa con i vertici dell’ateneo di Catania, cercando soluzioni che fossero l’armonico e combinato disposto di tutta una serie di variabili, che rendevano il risultato auspicato estremamente difficile da raggiungere. . Si dovevano mettere insieme, infatti, questioni economiche, costituite essenzialmente dalle nuove norme di legge che impongono per ogni corso tetti non inferiori al 50% dei docenti di ruolo, con l’esigenza di non aumentare l’onere già pesantissimo a carico della provincia, insieme alla qualificazione dell’offerta formativa e alla conseguente salvaguardia di Siracusa quale sede universitaria. L’ipotesi di accordo, che dovrà essere vagliato dai consigli provinciale e comunale, miracolosamente raggiunge tutti questi obiettivi . Viene mantenuta e potenziata architettura, che non è un semplice corso ma la dodicesima facoltà dell’università di Catania. E’ quindi confermata Siracusa come sede universitaria, e si aggiunge il corso di scienze di per la pianificazione territoriale che, oltre ad essere unico nel Sud Italia, presenta forti potenzialità di mercato, ed offre quindi una seria prospettiva di lavoro agli studenti che in essa conseguiranno la laurea . Il costo di questi due corsi, essendo mediamente di circa 3 milioni di euro ciascuno , è di nove milioni di euro (tre milioni architettura quinquennale, tre milioni il corso triennale e tre il corso specialistico di pianificazione territoriale ) che, con l’ipotesi di accordo proposta, comporta un onere a carico della provincia regionale di 4 milioni di euro l’anno per i prossimi dieci anni, e quindi un sostanziale congelamento della spesa rispetto al passato. A chi indulge alla difesa dell’assetto esistente occorre innanzitutto ricordare che tutto un territorio può fare , tranne che imporre ad un ateneo di concedere una offerta formativa che non vuole ed in cui non crede . E’ infatti unicamente l’università che ha la prerogativa di avanzare proposte di offerta formativa, mentre il territorio può solo accettarla o meno, ma certamente non può imporre nulla che l’università non voglia . In ordine poi ai corsi non è più il tempo degli stessi strutturati con il sistema dei docenti a contratto, ma occorre che almeno il 50 %o dei relativi docenti sia nel ruolo organico . Ciò vuol dire che il mantenimento dell’attuale assetto a Siracusa costerebbe circa 18 milioni di euro (tre per architettura quinquennale,tre per il corso triennale di architettura , tre più tre milioni per due corsi triennali di scienze dei beni culturali e restauro ). Sostenere che i corsi a Siracusa avevano già i requisiti di legge è quindi falso! Solo architettura quinquennale e i due corsi triennali in beni culturali avevano tali requisiti, ma, a parte l’unanime giudizio negativo sulla valenza del corso di scienze dei beni culturali, da tutti definito un laureificio senza prospettive, c’è da chiedersi con quali risorse potrebbero pagarsi i due corsi di specializzazione. O forse qualcuno teorizza che sarebbe qualificante una offerta formativa limitata ai due corsi triennali, senza la possibilità di conseguire la laurea specialistica? La verità è, che anche quando si volessero cercare altri accordi con atenei diversi da Catania, rimane l’ostacolo insormontabile del costo dei nuovi corsi , che difficilmente potrebbero avere esiti di maggiore economicità rispetto alla ipotesi di accordo di cui parliamo. Chi ritiene poi di invocare il rispetto della vecchia convenzione a parità di costo dell’esistente, dimentica che, non solo a suo tempo fu firmata senza prevedere alcuna sanzione a carico della università in caso di inadempienze, ma anche che la stessa è oggettivamente superata dall’obbligo sopravvenuto per legge di imporre il tetto minimo del 50 per cento di docenti ruolo. Ho l’Impressione che sarebbe molto difficile trovare un magistrato disposto a dare torto all’ateneo di Catania ed imporgli, specie in una fase di tagli alla spesa pubblica, di onorare un impegno chiaramente privo di ogni oggettiva sostenibilità. In ogni caso l’ipotesi di accordo proposto sarà valutata nel dettaglio, ed in tal senso mi riservo , non appena gli uffici avranno compiuto gli atti necessari, di aprire un dibattito sulla nuova convenzione, fermo restando che è prerogativa dei consiglieri decidere sulla stessa,e quindi , assumendosene tutte le responsabilità , anche respingerla rinunciando all’interlocuzione con l’ateneo di Catania, e conseguentemente , alla facoltà di architettura a Siracusa . Sono certo che il dibattito e l’approfondimento relativo, contribuirà allo scioglimento dei residui dubbi e ci sarà alla fine ampio consenso attorno ad un proposta che nell’attuale momento storico e finanziario appare corretta, giusta e qualificante.”
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