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A seguito della decisione del Senato accademico della Università di Catania di non deliberare sul ripristino dei corsi di laurea in Beni culturali a Siracusa in quanto già deciso di aspettare la riunione del prossimo martedì al ministero della Pubblica Istruzione ed Università, il presidente della provincia di Siracusa On Nicola Bono ha dichiarato:
Prendo atto della decisione che appare coerente agli accordi assunti martedi scorso al ministero.
Anche perché il ripristino dei primi anni dei due corsi universitari soppressi comporta la convergenza su una serie di questioni che saranno dibattute in maniera complessiva la prossima settimana a Roma.
Una delle questioni alla base dell’intesa è quella relativa al piano di rientro del debito pregresso che ho provveduto ad inviare al rettorato in sostituzione della precedente proposta .
Si tratta di un piano di rientro che riduce di un anno i tempi di restituzione dell’arretrato e che si articola sul pagamento di due milioni di euro l’anno fino all’esaurimento del pregresso.
Una proposta certamente migliorativa rispetto alla precedente, calcolata sui limiti di massima sopportabilità delle casse dell’Ente che, non dimentichiamo, ha subìto lo sforamento del patto di stabilità interno nel 2007e ha, quindi, notevoli vincoli e penalizzazioni di spesa.
D’altronde se la provincia di Siracusa intende onorare un’altra richiesta della Università, cioè quella di non consentire in futuro ulteriori ritardi nei pagamenti, è pure evidente che il pregresso debba essere pagato sulla base di un piano che tenga conto dello sforzo finanziario che solo nel 2009, primo anno del triennio di penalizzazione dallo sforamento del patto di stabilità, ha visto la provincia pagare altri tre milioni e 900 mila euro ( anno accademico 2008-2009) ed ha l’impegno di pagare altri due milioni di euro entro il prossimo ottobre quale acconto per l’annualità 2009-2010.
E’ anche evidente che a fronte del pagamento di sei milioni in un solo anno, nessuno può chiedere ulteriori sacrifici che non possono essere sostenuti, perché un eventuale ulteriore sforamento del patto di stabilità non solo comporterebbe l’immediato blocco delle attività finanziarie per gli anni a venire ma sarebbe anche un boomerang per la stessa università che non potrebbe ricevere le rate successive.
Con l’augurio, quindi, che dal prossimo, programmato, incontro al Ministero si possa trovare un giusto equilibrio, così come è stato per i corsi a Ragusa, si possano avviare correttamente i primi anni di corso a Siracusa, prima soppressi. E consentire quindi l’avvio di quel confronto a livello tecnico da cui tutti ci aspettiamo la soluzione definitiva del problema ed il miglioramento della offerta formativa.
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