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Si è tenuta stamani, presso la sala Stampa della Provincia di Siracusa, la conferenza di presentazione del Rapporto Ambiente 2006, coordinato dall’ex direttore del Dipartimento ARPA Siracusa Dott. Angelo Stoli che lo ha presentato assieme al dirigente del settore Ambiente della stessa Provincia Ing. Domenico Morello, all’assessore alla Pianificazione territoriale Paolino Uccello e dal nuovo direttore del DAP - ARPA Siracusa Ing. Pasquale Nania.
Alleghiamo una sintesi del Rapporto presentato
Rapporto ambiente 2005-2006
Questa edizione del Rapporto Ambiente, che fa riferimento alla situazione territoriale del periodo 2005-2006, giunge in un momento in cui la zona industriale siracusana è al centro dell’attenzione della pubblica opinione per una serie di motivi che non riguardano esclusivamente l’ambiente, ma che investono anche problematiche di carattere prettamente sanitario (visti i diretti riflessi sulla salute umana) ed occupazionale, queste ultime a seguito della chiusura di alcuni impianti produttivi. La conferma dell’interesse delle istituzioni per il polo petrolchimico si è avuta con la recente istituzione dell’Ufficio Speciale per le Aree a Rischio di Crisi Ambientale, da parte della Regione Siciliana, che ha già avviato svariate iniziative e progetti di particolare interesse, coinvolgendo anche l’OMS per la realizzazione di uno specifico studio in collaborazione con le strutture, le agenzie e i servizi regionali al fine di valutare lo stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree ad elevato rischio di crisi ambientale.
Il taglio che si è voluto dare alla pubblicazione è di tipo divulgativo e pertanto si è ritenuto utile inserire delle schede di approfondimento per fornire più puntuali notizie ed elementi di conoscenza di specifiche tematiche o di argomenti di interesse che hanno attinenza con il territorio della provincia.
Il criterio seguìto, per la redazione dello studio, è stato quello dell’analisi dei vari comparti: acqua, suolo ed aria, ed il quadro che ne scaturisce evidenzia, in particolar modo per l’area industriale di Augusta-Melilli-Priolo Gargallo-Siracusa, una serie di criticità che riguardano principalmente la qualità dell’aria, il rischio industriale ed i rifiuti, comprese le attività di bonifica attualmente in corso nel sito di interesse nazionale di Priolo Gargallo.
Non a caso il capitolo dedicato all’inquinamento atmosferico è il più corposo ed il più ricco di schede di approfondimento che trattano svariati argomenti, tutti di attualità, ma che normalmente sono “patrimonio” esclusivo degli addetti ai lavori e che invece sono proposti, ove possibile, con un linguaggio semplice e comprensibile anche al cittadino comune.
Il “rapporto”, dopo una sommaria descrizione del territorio provinciale, passa in rassegna gli Enti e le Istituzioni che operano nel settore della Protezione dell’Ambiente, ciascuno in osservanza dei propri mandati. In tale capitolo è inserita anche la scheda “Valutazione del rischio sanitario correlato a fattori di rischio ambientale” , nel tentativo di fornire gli elementi base per un primo approccio ad una problematica che non risulta ancora trattata nel giusto modo: parliamo della correlazione ambiente-salute, che richiede interventi a carattere multidisciplinare per lo svolgimento di attività che dovranno fornire le giuste risposte ad una serie di interrogativi sugli effetti sanitari dell’inquinamento ambientale.
Per quanto riguarda la risorsa idrica, la situazione può ritenersi stabilizzata nel senso che la gran parte dell’acqua prelevata dal sottosuolo, in special modo nei periodi di scarsa piovosità, è destinata all’uso irriguo; uso civile ed utilizzo da parte delle industrie completano il quadro degli approvvigionamenti. Le caratteristiche di qualità delle acque destinate al consumo umano possono essere ritenute più che accettabili nei comuni della zona montana, mentre per i comuni della fascia costiera si registrano, nelle falde idriche di approvvigionamento, infiltrazioni di acqua di mare, fenomeno che influenza in maniera consistente le acque del comune capoluogo, costretto a chiedere annualmente deroghe per poter distribuire acque con contenuto di sodio e di cloruri superiore ai limiti di legge.
Consolidata è la situazione delle acque di balneazione nei 134 punti ove sono svolti i controlli, comprese alcune zone a rischio di inquinamento nelle aree interessate da presenza di scarichi fognari diretti, come nel caso di Augusta, Avola e Portopalo di Capo Passero, o in prossimità di foci di fiumi (San Leonardo, Asinaro, Tellaro) che ricevono acque fognarie urbane, in parte depurate ma con un carico inquinante in grado di influenzare le caratteristiche di qualità del mare. A tal proposito stenta ad andare avanti il completamento dei depuratori comunali, con il risultato che il mare continua a ricevere acque con un significativo carico inquinante, sicuramente al di sopra dei limiti di legge, sancendo così di fatto la disparità esistente con i comuni che sono dotati di depuratore e che sono soggetti a controlli (e quindi a sanzioni in caso di accertamento di violazioni).
Immodificata è la situazione del porto Grande di Siracusa, ove avviene lo scarico del depuratore del comune capoluogo che, pur convogliando acque depurate, genera un significativo apporto di sostanze organiche e di composti dell’azoto e del fosforo che, in conseguenza dei bassi fondali e dello scarso ricambio idrico, favoriscono, anche grazie alle alte temperature, l’insorgere di periodici fenomeni di eutrofizzazione.
Tale situazione è in linea con quella presente su tutto il territorio provinciale ove permane il mancato riutilizzo delle acque civili e dei fanghi provenienti dagli impianti di depurazione. Di fronte a tale vero e proprio spreco di risorse si deve porre mano alla questione, nell’ottica della tanto auspicata gestione integrata del “bene” acqua.
Stabile è il quadro delle acque di scarico industriali, caratterizzato dalla presenza del depuratore IAS ove confluiscono le acque di processo di gran parte delle aziende del polo petrolchimico, mentre le acque di raffreddamento scaricano in mare nel rispetto dei limiti di legge, salvo rare eccezioni caratterizzate da sversamenti anomali, dovuti a rotture in scambiatori, tubazioni, sezioni d’impianto, etc.
Sul versante delle acque superficiali interne è stato avviato il monitoraggio dei fiumi San Leonardo, Anapo, Ciane, Manghisi-Cassibile e Tellaro. I dati chimici e biologici evidenziano situazioni a rischio per il San Leonardo ed il Tellaro, mentre Ciane, Anapo e Manghisi-Cassibile presentano, nell’ordine, crescenti caratteristiche di qualità.
Desolante è il quadro dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani e della raccolta differenziata. Il progressivo esaurimento dei siti di smaltimento (discariche) nel territorio provinciale ha causato più volte il ricorso al conferimento in discariche della provincia di Catania, con tutti i comprensibili disagi ed aggravi economici. L’avvio della discarica di C/da Costa Giggia permetterà di risolvere il problema per i prossimi due anni, ma occorrono soluzioni di più lunga portata temporale.
La raccolta differenziata sul territorio provinciale è praticata mediamente da appena il 4,74% della popolazione, con un dato del 2,98% riferito al comune capoluogo: tali valori sono ben lontani dagli obiettivi previsti dalle vigenti norme. Anche per tale problematica, in mancanza di decisi interventi delle amministrazioni comunali, non vi sono prospettive di miglioramento ed il raggiungimento di percentuali superiori al 35% resta un traguardo irraggiungibile.
Attualmente sospesa è la questione del termovalorizzatore di Augusta, oggetto di proteste da parte delle popolazioni residenti e dell’avvio di ricorsi da parte dell’amministrazione comunale.
I rifiuti industriali sono smaltiti, sia in siti locali sia extra regionali, secondo le procedure di legge, mentre la bonifica del sito di interesse nazionale di Priolo Gargallo ha visto il completamento della fase di caratterizzazione, cui ha fatto seguito la redazione e l’approvazione dei progetti per la realizzazione degli interventi di bonifica, atto conclusivo della complessa e articolata procedura avviata oltre cinque anni addietro. Recentemente è balzata alla ribalta la questione della bonifica della rada di Augusta, “operazione” estremamente delicata sotto il profilo ambientale e con ripercussioni anche sulle ordinarie attività portuali.
La qualità dell’aria, vero problema storico della zona industriale siracusana, è in lento e costante miglioramento per quanto riguarda i cosiddetti macroparametri (principalmente biossido di zolfo e ossidi di azoto) che sono monitorati dalle reti di rilevamento presenti sul territorio.
La questione che è ancora in sospeso riguarda i microinquinanti organici, cui sono spesso collegati episodi di odori molesti che provocano lamentele e proteste da parte delle popolazioni residenti. Alcune indagini specifiche, condotte dalla Provincia Regionale di Siracusa e dal locale Dipartimento Provinciale dell’ARPA Sicilia, hanno evidenziato l’esistenza di situazioni nelle quali si sono registrate elevate concentrazioni di composti organici volatili, di chiara provenienza industriale.
Per il rilevamento ed il contrasto di simili episodi di inquinamento atmosferico, è stato sottoscritto presso la locale Prefettura, in data 9 maggio del 2005, uno specifico Protocollo d’Intesa che prevede svariate attività a carico di soggetti pubblici e privati.
La rete di monitoraggio della qualità dell’aria nella città di Siracusa ha fatto registrare negli ultimi due anni concentrazioni del parametro PM10, che hanno superato i limiti di legge e l’Amministrazione comunale ha fatto svolgere una specifica indagine all’Università di Catania con il preciso obiettivo di disporre di elementi di conoscenza per una più puntuale valutazione del fenomeno.
La problematica dei campi elettromagnetici continua a destare preoccupazioni nell’opinione pubblica, anche se studi e ricerche condotti da autorevoli organizzazioni sanitarie, alcuni dei quali ancora in corso, non hanno evidenziato correlazioni significative con l’insorgenza di danni alla salute, in special modo per le alte frequenze irradiate dalle stazioni radiobase per telefonia mobile. Diversa è la situazione per i campi elettromagnetici a bassissima frequenza per i quali resta confermata la potenziale pericolosità.
I monitoraggi effettuati nel territorio provinciale hanno evidenziano, nella maggioranza dei casi, il costante rispetto dei limiti di legge. Solo in alcune situazioni si sono registrati superamenti che hanno comportato l’avvio delle procedure di legge che hanno dato luogo alle previste riduzioni a conformità.
L’inquinamento acustico costituisce una fonte di disagio nei casi in cui le immissioni sonore all’interno delle abitazioni superano i limiti di tollerabilità. Al riguardo sono in crescita gli esposti e le richieste di intervento per valutare situazioni di disturbo dovute a condizionatori, diffusioni musicali, etc.
Dell’esistenza del rischio industriale, e dei suoi possibili effetti, si è avuta l’ennesima conferma in occasione dell’incendio sviluppatosi il 30 aprile 2006. Le favorevoli condizioni climatiche contribuirono, allora, in maniera determinante alla dispersione dei fumi in atmosfera, limitando così gli effetti a livello del suolo.
In conclusione, i dati, le notizie e gli approfondimenti contenuti in questa edizione del “Rapporto Ambiente”, pur se non esaustivi dei vari aspetti che riguardano le problematiche trattate, costituiscono un utile strumento di conoscenza del territorio, condizione necessaria per una consapevole ed attiva partecipazione dei cittadini alla “gestione dell’ambiente”.
12.11.2007
A cura Dott. Angelo Stoli
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